Diversificare l'offerta degli spettacoli per venire incontro alle esigenze delle varie tipologie di pubblico, sembra essere -ormai da decenni- la ricetta del successo per il Teatro Zappalà di via Autonomia Siciliana a Palermo
Con la nuova e XXI stagione teatrale 2016/17, il Teatro Franco Zappalà di Palermo, tra i più grandi e rinomati per tradizione nell’ambito degli enti teatrali di proprietà privata, ha voluto superare se stesso, impegnandosi nella presentazione di un cartellone ricco ed esauriente, che spazia toccando generi assai diversi tra loro, dalla prosa impegnata al melodramma, senza trascurare operetta e varietà.
Tre gli allestimenti pensati per destinatari altrettanto diversi; un primo gruppo di dodici spettacoli si divide tra prosa e genere musicale, offrendo una selezione che punta prevalentemente al comico-farsesco dai toni ilari, tipici della commedia brillante, e comprende pure due pietre miliari nella storia del teatro: La locandiera di Carlo Goldoni (1753) e Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello (1921). Con Goldoni veniamo precipitati in un clima illuminista aperto al nuovo, al punto da prevedere, per una donna, non solo la gestione in proprio di una locanda, ma pure la possibilità di farsi beffe degli incauti avventori pronti a tutto per conquistarne i favori. Non più tipi da modellare all’impronta sulla scena, come nella precedente commedia dell’arte, bensì personaggi complessi, perfetta mimesi dei loro omologhi reali, in un capolavoro, emblema della riforma goldoniana del teatro, all’avanguardia per contenuto e linguaggio, e dunque ancora capace di parlare ai contemporanei.
Punto di non ritorno nel teatro del Novecento -e non solo-, i Sei personaggi, che alla loro prima al Teatro Valle di Roma il 9 maggio 1921 provocarono nel pubblico uno choc senza precedenti, rappresentano un must, croce e delizia per chiunque si raffronti con l’arte scenica. Dinanzi alla destrutturazione di spazio e convenzioni teatrali, si stagliano le problematiche tipiche della riflessione pirandelliana (cristallizzazione dell’essere in forme inautentiche, rapporto tra l’avere e l’essere forma, metateatro) ed esistenziale nel suo complesso, rispetto all’impossibilità di un rapporto comunicativo efficace e veritiero tra gli esseri umani, tra l’artista e il suo pubblico e perfino tra l’artista e le sue creazioni, che gli sfuggono di mano, pretendendo di gestirsi da sé.
I rimanenti dieci spettacoli dello Zappalà, in prosa o musicali, assumono toni più lievi e faceti, esprimendo un teatro leggero, finalizzato ad un sano divertimento: a cominciare dalla maschera di Felice Sciosciammocca ne ‘O scarfalietto di Eduardo Scarpetta, per proseguire con Montone Castrato, commedia brillante di Gino Carista, San Giovanni Decollato di Nino Martoglio in una versione ammodernata ed attualizzante, e concludere con il calembour di Un amore così grande, spettacolo varietà del fantasista Manfredi Di Liberto.
La sezione in musica annovera alcuni classici dell’operetta all’italiana, quali Addio giovinezza e L’acqua cheta di Giuseppe Pietri, La città rosa di Carlo Lombardo, e un modello di riferimento per questo genere nato nella Mittleuropa della Belle Époque, ovvero La vie parisienne di J. Offebanch, progettata come celebrazione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889. Non manca, inoltre, un momento riservato al cabaret/varietà, con U’ malantrinu di Enrico Serretta, con il protagonista del titolo impegnato a tessere l’ordito dello spettacolo; torna, a grande richiesta, Meraviglioso, musical omaggio alla vita e alle opere di Domenico Modugno, con Mattia Zappalà, giovane erede della famiglia fondatrice del teatro, nei panni del figlio del cantante.
A questo elenco così assortito di lavori se ne affianca un altro, dal titolo Palermo in fiaba, ideato dal coreografo Giuseppe Minnella e pensato appositamente per i bambini e le loro famiglie, con cinque commedie musicali ispirate alle rispettive, celeberrime storie per l’infanzia: Specchio delle mie brame si rifà alla fiaba di Biancaneve e i sette nani, Sahara ricalca il Piccolo principe di De Saint-Exupéry, Una bimba chiamata Alice riprende la narrazione di Alice nel paese delle meraviglie; La treccia sulla roccia rielabora la storia di Rapunzel, L’orco verde cita le vicende di Shrek.
Nondimeno, da encomiare l’impegno profuso da un teatro a gestione familiare come lo Zappalà, nella programmazione di un nuovo ulteriore cartellone ad hoc riservato alla lirica, curato dallo stesso Franco Zappalà e costituito da quattro titoli: Madama Butterfly e La Traviata, due opere recentemente molto rappresentate in allestimenti diversi nel palermitano; e La cavalleria rusticana e La Bohème, melodrammi dall’impianto coreografico assai suggestivo, a forte impatto emotivo, con cantanti di fama internazionale accanto a giovani esordienti, come da tradizione nella storia del Teatro Zappalà.